domenica , 24 Novembre 2024
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Nonni contro Nipoti

Nonni contro Nipoti

di Vincenzo Bassi, Presidente FAFCE

Nell’articolo di oggi, a firma di Michele Serra, pubblicato sul quotidiano

la Repubblica, si cerca di comprendere perché i Nonni e i Giovani, oggi, sembrano su fronti opposti, ad alimentare una protesta, che ahimè sta crescendo in modo preoccupante.
Michele Serra prende atto di una divisione sociale, non più interclasse (proletari e borghesi), ma intergenerazionale (Nonni e Giovani).

Questa divisione è causata dalla comune paura, di Nonni e Giovani, di non poter vivere: quella dei Nonni che hanno paura di essere contagiati e morire, e quella dei Giovani, che hanno paura di provvedimenti, eccessivi, che impediscono di vivere la loro libertà.
Per descrivere queste, differenti, situazioni e stati d’animo, Michele Serra ha fatto ricorso a luoghi comuni, alcune volte banali (basta con questi cliché di giovani che vivono per fare aperitivi, per di più finanziati dalle pensioni dei Nonni!!), con cui, in ogni caso, si è tentato di analizzare la realtà attuale, esercitando una virtù: la comprensione.
Sforzo encomiabile, svolto, tuttavia, da una prospettiva individualista, che, in modo riduttivo, è in grado di leggere solo la realtà della “piazza”. Per Michele Serra la vita delle persone nasce e muore in “piazza”; e pertanto, i contrasti andrebbero risolti e i toni andrebbero da chi (associazioni di categoria, sindacati ecc.), in “piazza”, dovrebbe promuovere il “dialogo intergenerazionale”, rappresentando le ragioni dei Nonni, da una parte, e dei Giovani, dall’altra. Infatti, Serra parla di Giovani, come gruppo sociale, distinto naturalmente dai Nonni, altro gruppo sociale.

Entrambi i gruppi sociali sarebbero, per Serra, contrapposti, perché sarebbero portatori di naturali contrapposte esigenze.
Perché questa naturale contrapposizione?
Eppure i Giovani, prima di essere giovani, sono Nipoti, e se si dimentica questa dimensione generativamente verticale (che dai Nonni si discende ai Nipoti e viceversa), non si troverà mai abbastanza soluzione a questo disagio intergenerazionale.
Proprio qui sta il punto: l’attuale disagio intergenerazionale verrà risolto dal dialogo intergenerazionale tra Nonni e Nipoti, che non ci sarà mai in “piazza” (come auspica Serra), se non si valorizza il ruolo naturale della famiglia, come il primo luogo in cui il dialogo si genera sviluppandosi; un dialogo, oltretutto, che è esistenziale, complesso, fatto non solo di parole, ma anche di ricordi, di gesti, di sguardi, un dialogo che genera comprensione e voglia di vita, voglia di vivere.

I Nipoti amano naturalmente e gratuitamente i loro Nonni (e non per i loro soldi, come si paventa, con superficiale ironia, nell’articolo), non sono un gruppo sociale astratto, necessariamente contrapposto a qualcuno; al contrario, sono persone concrete, legate da un vincolo forte con i Nonni, che, a loro volta, amano naturalmente i Nipoti costituendo la base e il fondamento della loro esistenza.
Pertanto, tocca ai genitori, che sono figli dei Nonni, educare i propri Figli a migliorare, come Nipoti, il naturale dialogo con i Nonni, attraverso il rispetto, nelle loro fragilità, degli stessi Nonni, che, quindi, sentendo la presenza dei Nipoti, comprenderanno di più la loro naturale voglia di vita.

A quel punto, nonostante la pandemia, nessuno, tra Nonni e Nipoti, sarà considerato la causa del male dell’altro.
Tuttavia, ancora una volta, occorre riconoscere alla famiglia, anche nell’opinione pubblica, quel ruolo naturale di luogo primario di dialogo intergenerazionale, da cui si genera naturalmente ogni comunità umana e convivenza civile.
In questo modo, la comune paura, di Nonni e Giovani, di non poter vivere a causa delle conseguenza di questa pandemia, potrà essere vinta con il buon senso, che si impara, prima di tutto, vivendolo naturalmente in famiglia.