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De Palo ad Avvenire: «Avanti con la famiglia, il governo pensi all’assegno unico per figlio»

De Palo ad Avvenire: «Avanti con la famiglia, il governo pensi all’assegno unico per figlio»

di Gianni Santamaria

 

 

«Serve la volontà politica, perché le risorse per le famiglie con figli ci sono». Il punto sul da fare è chiaro, l’assegno unico per figlio, sintetizza il presidente del Forum della associazioni familiari Gianluigi De Palo. Che ricorda al nuovo esecutivo cifre e scadenze per arrivare a una misura, messa nero su bianco nel programma Pd-M5s, che può far ripartire natalità ed economia.

Conosce il nuovo ministro?
No. E questo da un certo punto di vista è un bene, perché ciò che si sa delle persone spesso impedisce di conoscerle, si parte con i preconcetti. Per me uno vale l’altro. In questo periodo abbiamo talmente lavorato con le forze di governo, Lega e M5s, ma anche con il Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che il tema è ormai molto chiaro, al di là dell’alternarsi dei governi: l’assegno per figlio. Non ci sono altre soluzioni. Serve solo la volontà politica. Noi saremo un pungolo su questo.

Tra i 29 punti del programma l’assegno unico è citato espressamente.
È una vittoria del Forum che ha inserito il tema all’ordine del giorno, superando il Fattore famiglia. Ed è il grande frutto dell’interlocuzione con tutti i partiti che ricordavo. Ne ho parlato con Zingaretti, Di Maio e diversi esponenti di Pd e M5s. Ho ricordato ai leader che non potevano non essere d’accordo, perché entrambi si erano espressi a favore. Il Pd l’aveva proposto con Lepri. Anche il discorso di Di Maio sul miliardo che c’era e non c’era andava in quella direzione. Era ed è un punto di contatto reale su cui fare squadra, piuttosto che su temi etici divisivi.

Quale il primo passo da fare nella manovra?
Una cosa semplice, concreta. Non si può perdere un altro anno. Se accadesse, sarebbe il primo fallimento di questo governo. Le risorse già ci sono. Bisogna solo avere la forza di unificare ciò che al momento è sparpagliato. Il primo step sono 150 euro al mese a figlio per il primo anno. Ci sono 6 miliardi degli assegni familiari, 2 dei vari bonus. La cosa un po’ più difficile è ricalibrare gli 80 euro di Renzi – in tutto 10 miliardi – tenendo conto dei carichi familiari. Sono 18 miliardi, da dividere tra 10 milioni di minori sotto i 18 anni.

E in prospettiva?
Si possono aggiungere i 12-15 miliardi di detrazioni, per arrivare a 30 miliardi. Così l’assegno può lievitare a 250 euro al mese per figlio fino a 18 anni. Fin qui sono misure a costo zero. Dopo il terzo anno, con un’adeguata programmazione, si possono mettere risorse aggiuntive per coprire anche i figli da 0 a 26, purché in regola con gli studi.

Cosa significano questi aiuti per il Paese?
Sono soldi che non saranno messi sotto il materasso, ma in circolo nell’economia. Non solo, si rimette in moto la natalità. La manovra dà risorse anche ai giovani precari o a partita Iva. Quelli che potrebbero fare figli e che oggi sono lasciati a loro stessi.

Un denso passaggio nel programma è dedicato alla disabilità.
Meno male. I disabili sono i veri discriminati. Lo dico da papà di un bimbo disabile. In questi casi abbiamo proposto di calibrare l’assegno con risorse in più.

Lei ha parlato di governi che vanno e vengono. Quale l’eredità dell’esecutivo giallo-verde?
Ha fatto passare un linguaggio, un’impostazione, una mentalità. Posto che non è stato fatto niente di più rispetto al governo ancora precedente, il tema della famiglia, a livello di “narrazione”, è passato. C’è stata attenzione sull’assegno per figlio e sulla natalità. Il vero problema è che i governi devono durare più di un anno.